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domenica 3 novembre 2013

Forse un rimorso

Per attenderlo parcheggiai all'ombra; ci saranno stati una trentina di gradi, ma per fortuna non c'era afa e non si sudava troppo. Avevo per la prima volta indossato un freschissimo abitino nuovo e ci tenevo molto a non intriderlo di sudore. Arrivò con una valigetta 24 ore, un aspetto un po' impettito. Pensai che avesse circa sessant'anni; immaginai che la valigetta contenesse tutti i referti medici precedenti relativi alla moglie, che di lì a poco avrei dovuto incontrare.
Lo feci accomodare in auto, perchè prima che visitassi la moglie voleva raccontarmene la storia clinica, dato che lei sembrava non essere in grado di farlo; ed io mi preparai a ricevere un grosso malloppo di carte così come appariva dallo spessore della valigetta.
Invece, guardando fisso davanti a sè, cominciò a raccontarmi della storia personale della moglie: donna che si era incaponita a volerlo sposare nonostante lui non la amasse, tanta era la passione che nutriva nei suoi confronti....; donna intelligente che però, testardamente, non aveva concluso l'università per non aver voluto cambiare materia, donna che lui aveva convinto, senza difficoltà, a lasciare il lavoro per allevare i bambini; cosa della quale si era pentito amaramente, perché riteneva fosse una concausa del successivo malessere di lei, iniziato tanti anni addietro e mai più finito.
Nel dire queste cose guardava ora davanti a sé, ora fuori dal finestrino, con un sorriso sarcastico che alternava ad espressioni di disgusto ed insofferenza, che mi facevano pensare a quanto quella moglie, ora così malata, dovesse avergli dato problemi, al punto da nutrire odio, rancore e rabbia.
Accolsi con qualche perplessità e un po' di sconcerto quelle manifestazioni. Non feci commenti. Quando ebbe finito, mi guidò con la sua auto fino al portone. Mi aprì una ragazza che con aspetto indifferente mi condusse verso la cucina. Un forte odore di sporcizia  mi fece quasi arretrare.
Sul cuscino untuoso di una vecchia poltrona era seduta una donna obesa di una settantina d'anni, con lunghi capelli grigi, i baffi, un enorme scandaloso seno e la pelle desquamante.
(racconto iniziato il 4 agosto 2013)
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3 Novembre 2013
Ho interrotto la scrittura di questa storia, senza sapere perché. Non riuscivo ad andare avanti.
Quell'uomo che all'inizio mi aveva ispirato dei sentimenti così negativi, mentre andavo via dopo la visita - con la quale non avevo concluso nulla, data la mancata collaborazione della signora, se non avere la conferma al mio sospetto di una psicosi cronica residua - mi disse con uno sguardo completamente trasformato, quasi avesse una visione celestiale: "Io sono sicuro che, se io fossi stato un uomo diverso, mia moglie non si sarebbe ammalata". Quella frase mi  addolcì verso di lui, lo vidi come un uomo che, accortosi di aver fatto degli errori gravi, alla fine avesse capito di amare la moglie, che lo aveva a sua volta tanto amato, e quindi sentisse ora l'obbligo morale di accudirla.
Io, che lo avevo mio malgrado giudicato, ora lo riabilitavo dentro me stessa.
In seguito parlai col medico che mi aveva indicato all'uomo. Con mia grande sorpresa, mi riferì che lui lasciava la moglie sola per ore e chiusa a chiave; lo aveva scoperto l'assistente domiciliare della donna, che andava poche ore la settimana e che ne aveva raccolto una confidenza improvvisa e inaspettata, considerate le sue condizioni psichiche di chiusura. In un momento di lucida loquacità, ella disse: "Se la moglie non si lava, il marito non si avvicina".
Quella frase mi fece capire: una donna sicuramente molto bella, in gioventù, con vistosi attributi sessuali, intelligente e innamorata al punto di accettare un uomo che non l'amava, ma che di lei aveva comunque goduto e che aveva avuto anche come governante, una donna comoda, insomma; lui aveva comunque fatto la sua vita e lei aveva sicuramente sofferto molto, finché la sua psiche aveva ceduto e inconsapevolmente si era liberata di lui, trovando il modo di tenerlo lontano.
Lui, seppi dopo, le diede la terapia solo allo scopo di tenerla più addormentata possibile così da poter uscire tranquillamente e fare la propria vita, probabilmente con un'altra.
Non so se i servizi sociali le trovarono una diversa collocazione, dopo la segnalazione dell'assistente.
Solo oggi, completato il puzzle, riesco a concludere la mia narrazione.
A voi giudizi e conclusioni.

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