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martedì 4 luglio 2017

L'esercizio della pazienza

La fila è continua: entrano più volte, qualcuno per sapere l'esito degli esami, altri per fare la spia sul personale e gli altri degenti, chi per descrivere situazioni familiari, dolori diffusi inesistenti, visioni drammatiche, voci terrifiche; qualcuno semplicemente per salutarmi e per scambiare quattro chiacchiere. "Dovete dedicare una vita di servizio a ogni anima che si ammala", scrisse Bahà'u'llàh, fondatore della fede bahà'ì; "l'uomo è, in realtà, un essere spirituale e solo quando vive nello spirito è veramente felice". Queste frasi sono i miei vessilli, la prua della mia nave, la mia stella guida. Per questo ho affinato l'arte della pazienza, ho esercitato il sorriso e i modi cortesi. Perché, con le limitazioni legate alle loro malattie, il loro spirito viene rallegrato da un sorriso, un gesto cordiale, una risata anche sciocca, la condivisione dei loro guai. E lasciato qui questo corpo difettoso, ci ritroveremo tutti là, con le qualità immateriali che avremo sviluppato qui.