-Esodato-
Città
che ridi,
città
che mi prendi in giro,
m’inghiotti
e perseguiti.
Frugo
nell’immondizia in cerca di scarti del supermercato;
ho
sessant’anni e nessun lavoro.
Ho
sessant’anni e nessun amore.
Non
c’è un albero che possa regalarmi i suoi frutti,
né
campo di grano che mi dia lo scarto delle sue spighe,
dopo
le messi.
Non
un fiume ove possa lavare il sudore acre del mio corpo,
né
usignoli che mi diano conforto.
Non
un letto di paglia che possa accogliere le mie ossa pesanti.
La
stazione è la mia casa;
a
volte il centro di accoglienza, se ha posto.
Nelle
vetrine vedo i miei vestiti sporchi:
nessun
sorriso il vetro riflette.
Barbone, senzatetto, senza fissa dimora.
Sono
un esodato divorziato.
Ma
c’è questo cavalcavia qui, che mi attende:
sono
35 metri dal suolo, mi dicono.
Sotto
passa l’autostrada.
Sarò
una macchia sulla mezzeria.
Annalisa Soddu - 2012. una prima versione è stata pubblicata sulla rivista letteraria online "Euterpe" numero 7
-A mio padre malato-
Tu sei MIO PADRE!
Come puoi essere così,
tu, MIO PADRE.
Come puoi tu non essere quercia,
roccia salda a tutti i venti.
Come puoi tu essere così fragile
così bimbo
così piccolo ai miei occhi.
Tu, che avresti dovuto essere per sempre la mia sicurezza.
Tu, antico gigante
e ora fuscello.
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Annalisa Soddu – 24 Agosto 1991
(Segnalazione della giuria del 1° Concorso Nazionale Tracce per la meta - edizione 2012; pubblicata nella relativa antologia).
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