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sabato 20 luglio 2013

C'erano una volta...

C'erano una volta... i manicomi. Erano dei posti molto brutti, dove le persone venivano spesso rinchiuse perché davano fastidio, oppure perché erano proprio pazze pazzissime, così da combinare un sacco di guai e non potere assolutamente essere tenute in casa. Poi i manicomi si tentò di eliminarli progressivamente e rimasero altre strutture che, a vario titolo e in varia maniera, ospitarono i malati.
Uno di questi si chiamava Francesco, noto Ciccio. Non era proprio un classico malato di mente, ma un ragazzone altissimo di trent'anni, magro da far paura e con un'età mentale di circa tre anni. Non era un ragazzo cattivo, ma aveva un'abilità straordinaria nell'accorgersi di chi, invece, voleva fare il cattivo con lui e, in queste occasioni, partiva di destro come il più esperto dei pugili, per rompere nasi e zigomi e lasciare vistosi occhi viola. Era, perciò, temutissimo, ma ogni tanto qualche sgarbataggine sfuggiva ugualmente e bisognava solo sperare di non essere sufficientemente a tiro.
Ciccio aveva anche una modalità tutta sua di essere affettuoso con la mamma: le circondava il collo in un tenero abbraccio e stringeva fino a che la poveretta si sentiva venir meno.
Perciò fu necessario trasferirlo in una struttura. I primi tempi furono molto difficili, perchè Ciccio non ci voleva stare e quando i genitori andavano a trovarlo, si ritrovavano con le braccia livide, tanta era la forza con la quale le stringeva; poi si adattò alla situazione. D'altronde, lui non chiedeva molto: voleva solo dormire e mangiare e faceva continuamente le stesse domande; solo che le faceva nel suo dialetto e con una voce quasi da bambino, perciò comprenderlo era difficilissimo... ed esponeva l'interlocutore al rischio del famoso tiro di destro. Ciccio, infatti, se non compreso diventava torvo e fissava il poveretto, che iniziava a sudare freddo e a disperarsi, ma per fortuna qualcuno degli altri utenti (e chiamali matti!) spesso arrivava in suo soccorso facendo la traduzione simultanea.
Dopo vari anni di degenza, i vertici della sanità locale decisero che Ciccio non era adatto a stare in quella struttura nella quale lui si sentiva di casa, ma doveva essere trasferito lontano, in un posto adatto a quelli che, come lui, erano affetti, secondo la diagnosi del Manuale Dei Manuali, da "Disturbi della condotta in ritardo mentale".
Vennero in pompa magna: Primario, Assistente sociale, Psicologa, Infermieri, Scagnozzi, Tirapiedi, Portaborse e Portamerende, Caffettiere Straordinario e Gran Ciambellano di Corte: chiamarono un'Ambulanza Ufficiale e, tenendosi alla giusta distanza in macchine che seguivano l'Ambulanza Ufficiale, lo fecero accompagnare senza se e senza ma, senza che potesse dire né A e né BA, da uno di quelli che già lo conoscevano bene: ma, quando Ciccio mise piede sul Sacro Suolo dell'Istituto di Riabilitazione dei Ritardatari Disturbatori Della Condotta E Della Quiete Degli Altri, iniziò a strillare come un'aquila o come un pollo e a menare fendenti tutt'intorno, facendo il vuoto intorno a sè.
Pertanto l'accompagnatore, unico ad essere risparmiato dalla furia, lo rialloggiò nell'Ambulanza Ufficiale e lo riportò lì donde era venuto, come si suol dire.
Indispettiti e non contenti di non essere riusciti a far rispettare la legge a un ritardato mentale, i vertici della sanità ricorsero a un altro trucco: qualche giorno dopo, anzichè abituare gradualmente il ragazzo alla nuova situazione, circondandolo dell'affetto dei suoi cari e della compagnia di persone a lui note,  pretesero che il medico di guardia della struttura di provenienza gli facesse una bella iniezione sedativa, che venisse coricato addormentato sulla barella dell'Ambulanza Ufficiale così da metterlo di fronte al fatto compiuto.
Ma il medico di guardia disse loro: "fossi scemo, fatelo voi!!!!! Non è compito mio e voi non siete i miei superiori! Arrangiatevi"!
Così nessuno di loro ebbe il coraggio di fare una iniezione a Ciccio e Ciccio rimase dov'era.


E adesso ditemi: meglio i Pazzi o meglio gli Scemi???????????

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