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sabato 12 settembre 2015

"Poeti per il sociale" : poeti uniti nel virtuale

Ha preso il via il 5 settembre e proseguirà fino al 5 ottobre, l'incontro virtuale pubblico tra poeti di ogni provenienza, che amino trattare temi di attualità, intitolato "Poeti per il sociale"

L'evento si svolge interamente sul social network Facebook al link 
https://www.facebook.com/events/433792883479883/ .
L'evento ha lo scopo di aumentare la sensibilità ai temi di interesse sociale e non è un concorso.

Tutti i poeti partecipanti possono inserire un massimo di due poesie, vecchie o nuove, edite o inedite, di cui sono gli autori, a tema sociale, inserite nello stesso post. Dovranno prima scrivere una brevissima biografia che non superi le 20 parole. Per partecipare bisogna prima aderire all'evento. Ad ogni partecipante sarà inviato l'attestato di partecipazione in .pdf tramite messaggio di Facebook.


I poeti potranno inoltre farsi conoscere di persona, declamando le poesie inserite in brevi video e, tecnica permettendo, conoscersi tra loro e con chi avesse piacere di partecipare, mediante videoconferenza in salotto.
Le poesie dei poeti che daranno l'autorizzazione, saranno inserite in un file scaricabile al termine dell'evento e non destinato alla vendita.

Sono già decine i poeti che hanno preso parte all'evento, con poesie di alto spessore sia per quanto riguarda i contenuti, che il pregio letterario. Gli argomenti trattati sono vari, ma, indiscutibilmente, l'argomento maggiormente trattato è quello riguardante il triste tema dei profughi, il grande esodo dei disperati che premono alle porte dell'Occidente.

Al termine dell'evento sarà pubblicata una analisi critica.

Buona poesia

                                                                                       Annalisa Soddu 
                                                                       (organizzatrice di "Poeti per il sociale")


giovedì 3 settembre 2015

Derive d'amore - ebook gratuito solidale

DERIVE D'AMORE  è il mio nuovo ebook poetico solidale; chi lo scarica è invitato a compiere opere di solidarietà.

Il file è in formato .pdf

Per scaricare DERIVE D'AMORE, fate click sul titolo.
Spero vi piaccia.



Per acquistare la versione cartacea, potete andare qui  DERIVE D'AMORE CARTACEO




lunedì 31 agosto 2015

Le scalette di via Roma

Felice scende le scalette di via Roma
Le ripide scalette
Mi incontra e chiede i soldi del caffè
Felice entra nel bar a prendere il caffè
E chiede al barista i soldi del giornale
Felice va dal giornalaio a prendere il giornale
E chiede al giornalaio i soldi del cornetto al cioccolato
Felice va dal pasticcere
Compra il cornetto al cioccolato coi soldi del giornalaio
Dal quale ha comprato il giornale coi soldi del barista
Dal quale ha comprato il caffè coi soldi chiesti a me
E chiede al pasticcere i soldi per la felicità
E il pasticcere glieli dà
E Felice va da Mariella
Che gli dà la felicità
Per quei soldi gli dà un bacio
E gli fa una carezza
E Felice risale le scalette di via Roma
Le ripide scalette
Felice è felice
E Felice è un matto
E Mariella è una matta
Ma sanno il segreto della felicità
Nessuno dei due ve lo dirà.


Annalisa Soddu

domenica 30 agosto 2015

La pietà

Urlava terribilmente e piangeva tanto da indurre paura. Accanto a lui, la madre cercava inutilmente di trovare parole di conforto, ma lui non solo non voleva ascoltare, la insultava addirittura.
Infine, entrò con le stesse modalità nella stanza dei colloqui, stringendo forte con la mano destra il muscolo pettorale sinistro e in lacrime, gridando che non ce la faceva più, che gli aspirassero quella voce che gli parlava dal petto dicendogli le cose più terribili. Non ci fu verso di calmarlo e fu difficile anche convincerlo ad assumere una integrazione di terapia. Uscì poi dalla stanza, urlando le stesse cose. Chiudemmo la porta, la collega ed io, guardandoci negli occhi senza parlare, provate da quanto avevamo appena visto e sentito.
Un istante dopo la porta si aprì ed entrò la madre del ragazzo, una donna di circa sessant'anni, vestita e pettinata in modo semplice. Aveva un tovagliolo di carta col quale asciugava in continuazione il viso irrorato di lacrime,  torceva il busto implorando Dio che il figlio si uccidesse, e dicendo al figlio assente: "Ucciditi! Perchè non ti uccidi! Tanti si uccidono, tu perchè non lo fai? Non ti potevi uccidere anzichè prendere la droga vent'anni fa? Vedi? Molti prendono la pistola e si uccidono: dopo mi uccido anche io e così risolviamo il problema! Così finalmente smetti di soffrire e anche io! Da quando hai conosciuto la droga non abbiamo più avuto vita! Siamo andati in tutto il mondo per toglierti questo pensiero e questa voce nel petto e non c'è stato niente da fare! Dio, tu ne fai morire tanti! Quei profughi arrivano già morti! Su quelle barche! Prenditi anche lui, lui si uccide e così finisce! Perchè lui no? Perchè? Ma io perchè vengo a trovarlo, che tanto vedo sempre questo dolore, non ce la faccio più, non lo posso vedere in queste condizioni. Ucciditi oppure la pistola la prendo io, prima sparo a te e poi sparo a me stessa e così non ti vedo più soffrire!"
La collega ed io ci guardammo senza poter emettere alcun suono. Cercavamo di non far sfuggire le lacrime, ma era visibile che eravamo in difficoltà nel trattenerle. Madri entrambe, sentivamo i visceri torcersi al pensiero terribile che ciò che soffriva questa madre poteva capitare a chiunque, noi comprese. Provammo per questa donna una infinita pietà; avevamo davanti la cartella del ragazzo, nel tentativo di alleviarne le sofferenze con qualche variazione di una terapia che, in realtà, sapevamo benissimo essere l'ennesima di una serie di terapie che nel corso dei vent'anni trascorsi avevano avuto nessuna o solo parziale efficacia.
Che cosa è in questi casi la professionalità? Solo ciò che ti salva dall'abbandonarti alle emozioni e alle paure. Ciò che ti consente di apparire fredda quando invece vorresti unirti a chi ti urla di fronte e urlare insieme, all'infinito e col pugno alzato in una eterna maledizione al cielo.
"Signora adesso cerchi di tranquillizzarsi; cerchiamo di cambiare la terapia e di aiutare suo figlio. Vedrà che tra poco le gocce faranno effetto".
Ma lei ci dà tanti punti, lei avvezza al dolore e rassegnata alla sua interminabilità, rassegnata alla speranza della morte liberatrice.
Lei che asciuga l'ultima lacrima, ringrazia dignitosamente e va via.
Noi, madri che siamo state figlie, che siamo sorelle, che siamo... che siamo? Chi siamo?
Siamo medici e non ce lo dobbiamo dimenticare. Curve sulla cartella, facciamo un altro tentativo con la terapia.



giovedì 16 aprile 2015

Donna in blu

Quella che segue è una poesia scritta da C. V. , utente della struttura per la quale lavoro.
 Ho cercato di incolonnarla e sistemarla, arrogandomi un diritto che non mi spetta, ma l'ho fatto per cercare di fare trasparire dai versi tutta la dolcezza che io percepisco.
Allego anche la foto della pagina con la poesia scritta a penna dall'autore.


Donna in blu.

Io e lei in riva al mare
Con la donna in blu
Meravigliosamente in riva
Al mare di Messina
In riva al mare
Con la gonna in blu
Meravigliosamente
Con la donna in blu
Al mare di Messina
Messina
Io e te
In riva al mare di 
                    Messina
Messina con il blu
Messina in quella riva
Del mare di Messina
Donna con il blu
Nel mare di Messina.

Paolo attende l'estate.

Paolo piange disperato. Piange sommessamente e senza farsi notare, seduto al tavolino della sua stanza, nell'angolo della finestra.
È ricoverato per l'ennesima volta. Forse il cambio di clima favorisce la riesplosione della malattia, oppure, più probabilmente, a casa non ha seguito bene la cura.
Paolo è un uomo sensibile ed emotivo, che si dispiace e si commuove anche se il compagno di stanza sta male.
Stavolta, però, piange per sé. Un pianto accorato che viene dal profondo dei visceri e gli scuote le spalle, che gli arrossa il viso e gli occhi e gli fa storcere la bocca verso il basso, in una contrazione incoercibile.
Piange perché in testa gli passano brutti pensieri, che gli suggeriscono di farla finita, anche se in maniera indistinta, senza un progetto preciso, perché farla finita è l'unico modo per spegnere l'angoscia mortale che gli attanaglia l'anima, il senso di vuoto e di nulla che lo ha già ucciso da molti anni, impedendogli di lavorare e fare una vita serena.
Il compagno di stanza se ne accorge e chiama la caposala, che informa il medico.
Non ci sono parole che tengano, colloquio che possa attenuare l'angoscia. Venti gocce lo aiuteranno, ma fino a quando?
Paolo, resisti; forse, quando arriverà l'estate, l'angoscia passerà.

martedì 3 febbraio 2015

Il tetto.

C'è un lunghissimo tetto verde, a due spioventi e che si angola nell'andare da un blocco all'altro del palazzo.
È un tetto di lamiera che copre il corridoio che conduce al piccolo bar.
Al di sopra, tre piani di finestre con ante di dimensioni tali da non consentire gesti inconsulti.
Da diversi giorni il responsabile della manutenzione è ammalato; perciò nessuno sale sul tetto per ripulirlo.
Ogni giorno il lunghissimo tetto si anima: scarpe vecchie e nuove, alcune deformate, altre lucidissime, disposte in pose grottesche, come la caduta dall'alto ha voluto che assumessero; alcune sembra che, assumendo quella posa, abbiano voluto restare nello stesso modo in cui lo sgangherato proprietario le portava, una qui e una lì, con le punte a virgola; canottiere e mutande; maglie; qualche bottiglia di plastica; un'arancia che sembra posata con cautela sul bordo (ma chi poteva arrivare a tale distanza?); resti di sigaretta; interi rotoli di carta igienica; bicchieri di plastica; panini e tanto altro.
La vita dei matti parla da quel tetto.
Dalla mia finestra guardo e sorrido... e già che ci sono, lancio la mia penna.
Sto con voi, ragazzi!