Visualizzazioni totali

mercoledì 11 aprile 2012

Patrimonio dell'UNESCO

E'un signore di 63 anni, piccolo piccolo; la moglie lo ha lasciato alcuni anni fa, stanca del suo alcolismo e dei suoi maltrattamenti e soprattutto delle sue stravaganze. Purtroppo ha abbandonato anche le figlie, ormai adulte ma con lavoro precario. Una famiglia sfasciata. Lui ha accusato il colpo e le sue stravaganze sono aumentate, al punto da costringerlo al ricovero. Un ricovero che si è, col tempo, trasformato in una residenza forzata, perchè le figlie non sono in grado di gestirlo ed hanno il terrore che lui ricominci con le sua bizzarrie.
Lui passa la giornata leggendo il giornale e fumando sigarette; il suo unico interlocutore è un altro signore molto malato che è convinto di essere posseduto dai diavoli perchè la gente gli ha fatto una "fattura", ormai da quarant'anni e di essere in punto di morte. Le conversazioni tra loro sono improntate a un dialogo nel quale uno ripete "sono morto" e l'altro ripete "ma la vuoi finire, ma ti pare che una fattura duri quarant'anni"; il tutto va avanti ogni giorno da alcuni anni.
Una volta la settimana, nei miei turni pomeridiani, ci sediamo ai due lati della scrivania tutti e tre e facciamo una follia a tre, loro ripetono il loro teatrino davanti a me ed io li ascolto ripetendo anch'io il mio copione "sono morto, mi deve dire la data perché la sa tutto il mondo" "ma la vuoi finire, ma ti pare che una fattura duri quarant'anni; digliela la verità, alla dottoressa, che TU SEI MOLTO,MOLTO MALATO!" ed io: "vedrà che tra dieci anni saremo qui a dirci le stesse cose." Il tutto, come già scritto, ormai da alcuni anni. Per loro questo colloquio è un diversivo e una valvola di sfogo, per me è ... non lo so nemmeno io, forse sono malata quanto loro.
Il signore piccolo piccolo però ieri mi ha detto:
"Dottoressa, lei non dovrebbe appartenere solo a suo marito; lei è un panorama: dovrebbe essere patrimonio dell'UNESCO."
Ma un complimento così, lo avete mai ricevuto? Ho sorriso nel mio cuore... gli sono stata grata...
Forse i matti siamo tre...

lunedì 9 aprile 2012

Il delinquente

Accerchiato: dalle due volanti si catapultano quattro agenti, pistole in mano. Lo circondano. Lui li guarda un po' stranito. "Molfeo Dionigi? É in arresto per rapina.”
Lo scortano, due ai lati e due davanti, senza riporre le armi, mantenendogli le braccia all'altezza del gomito. Lui, Dionigi, barcolla per un attimo, poi adegua la sua andatura, dinoccolata e dalle larghe falcate, alla loro, frettolosa e a brevi passi. Senza dire nulla, entra in una delle loro auto. Sirena, corsa fino al comando. Durante il tragitto non parla, guarda fuori dal finestrino come se la cosa non lo riguardasse. Anche gli agenti sono muti.
Davanti all'ispettore la conversazione prende una piega strana: "Tu sei Dionigi Molfeo?" "Sono Molfeo Molfeo Molfeo" "Ho capito! Sei stato tu a fare la rapina a casa dei vecchietti in piazza Dante! Facevi il palo!" "Il palo il palo il palo..." "La finisci di ripetere quello che dico? Sei stato tu?" "Sostatoio io io io..." BASTA! Mi prendi per il culo?" "Culoculoculoculoculo...." PIANTALA! Chiamate il suo avvocato." "Ispettore, Dionigi non ha l'avvocato. Ma non lo conosce? In paese lo conoscono tutti..."
“Ma che mi frega se lo conoscono tutti! Questo stronzo pensa di fare lo scemo con me! Ma io gli faccio ingoiare i denti…”
“Ispettore, guardi che Dionigi non è uno come tutti gli altri… lui non è a posto con la testa… è un minorato... gli altri lo sfottono e lo usano… Sapete che gli fanno fare, ad esempio: uno si mette a un lato della strada con l’estremità di uno spago, e a lui lo fanno mettere dall’altra parte… poi quando passa una macchina gli fanno tirare lo spago e così combinano un guaio… ma lui non capisce quasi niente… e poi lo mandano a provocare le ragazze e finisce che fa a cazzotti con i fidanzati di quelle! Entrano nelle case di notte e a lui lo mettono a fare il palo dicendogli di contare fino a mille fingendo di giocare a nascondino… Poi lo incitano a rubare in casa e gli portano via tutto. Sua madre alla fine è morta d’infarto, lui è rimasto col padre che è anziano; le sorelle si sono sposate e sono andate via, non ha nessun altro…”
“E allora perché ripete sempre quello che gli dico?” “Ma che ne so, fa sempre così… soffre anche di convulsioni… cade in mezzo alla strada…”
La storia di Dionigi ha una rapida evoluzione: processo in breve tempo, richiesta di perizia psichiatrica, condanna a… quanti anni di reclusione? Di proroga in proroga Dionigi si è fatto anziano; o meglio, adesso ha cinquantasette anni e ne dimostra settanta; continua a ripetere l’ultima parola di ogni frase che gli viene detta e vive in un istituto di riabilitazione, che riabilitarlo non può; il cervello ormai è andato quasi completamente, dato che le frequenti crisi convulsive hanno comportato altrettanto frequenti cadute con traumi cranici ed ematomi ripetuti; ogni tanto scambia cazzotti con qualche altro ospite dell’istituto, ma non possiamo dire che lui sia un infelice: vive quietamente la vita senza se, ma e perché; mangia e dorme, lo lavano e lo vestono, ma fa il proprio letto con una precisione che la migliore delle massaie gli invidierebbe e poi liscia le lenzuola un milione di volte; così, anche lui attende - senza consapevolezza? - quella luce infinita che gli darà la vera felicità.

domenica 8 aprile 2012

Una poesia di Alda Merini

Alda Merini, nata a Milano nel 1931, ha concluso la sua esistenza terrena nel 2009; già poetessa apprezzata, si ammalò nel 1947 di una malattia mentale e dal 1965 al 1972 conobbe la drammatica esperienza del manicomio.

La poesia che segue è tratta dalla raccolta "La volpe e il sipario".

"La mia poesia è alacre come il fuoco,
trascorre tra le mie dita come un rosario.
Non prego perché sono un poeta della sventura
che tace, a volte, le doglie di un parto dentro le ore,
sono il poeta che grida e che gioca con le sue grida,
sono il poeta che canta e non trova parole,
sono la paglia arida sopra cui batte il suono,
sono la ninnananna che fa piangere i figli,
sono la vanagloria che si lascia cadere,
il manto di metallo di una lunga preghiera
del passato cordoglio che non vede la luce."


(Da La volpe e il sipario, 1997)

sabato 7 aprile 2012

Che succederà adesso? Qual è il destino degli ospiti degli OPG?

Gli OPG devono chiudere; le aziende sanitarie locali dovranno ricollocare i pazienti degli OPG presso altre strutture. Ci sono regioni d'Italia, però, che non solo non hanno le strutture per alloggiare questi utenti, ma non hanno nemmeno il becco di un quattrino per creare quelle strutture; anzi affogano nell'assoluta mancanza di risorse. Dove andranno a finire questi sventurati? Andranno avanti di proroga in proroga, aspettando che arrivi finalmente quell'agognato giorno nel quale usciranno dai bunker? o verranno riaffidati a famiglie impreparate ad accoglierli e lasciate senza sostegni di alcun genere?
La psichiatria Italiana naviga nel mare dell'eterno incompiuto; nella melma della pastoie burocratiche e delle leggi insane che vogliono il malato di mente capace di intendere e volere ma anche il medico colpevole per omessa custodia di incapace capace di intendere e volere, e le famiglie luoghi di abominio per non avere saputo indurre il congiunto, capace di intendere e volere ma non desideroso di curarsi, a curarsi appunto; la psichiatria italiana è tutto e il suo contrario e gli psichiatri sono insieme carnefici e vittime al pari delle famiglie; insomma una bolgia dall'inizio alla fine dove l'unico sistema per tenere tutto a galla è usare la fantasia e dribblare le leggi. Leggi per sani applicate a malati.

Il mio libro