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lunedì 9 aprile 2012

Il delinquente

Accerchiato: dalle due volanti si catapultano quattro agenti, pistole in mano. Lo circondano. Lui li guarda un po' stranito. "Molfeo Dionigi? É in arresto per rapina.”
Lo scortano, due ai lati e due davanti, senza riporre le armi, mantenendogli le braccia all'altezza del gomito. Lui, Dionigi, barcolla per un attimo, poi adegua la sua andatura, dinoccolata e dalle larghe falcate, alla loro, frettolosa e a brevi passi. Senza dire nulla, entra in una delle loro auto. Sirena, corsa fino al comando. Durante il tragitto non parla, guarda fuori dal finestrino come se la cosa non lo riguardasse. Anche gli agenti sono muti.
Davanti all'ispettore la conversazione prende una piega strana: "Tu sei Dionigi Molfeo?" "Sono Molfeo Molfeo Molfeo" "Ho capito! Sei stato tu a fare la rapina a casa dei vecchietti in piazza Dante! Facevi il palo!" "Il palo il palo il palo..." "La finisci di ripetere quello che dico? Sei stato tu?" "Sostatoio io io io..." BASTA! Mi prendi per il culo?" "Culoculoculoculoculo...." PIANTALA! Chiamate il suo avvocato." "Ispettore, Dionigi non ha l'avvocato. Ma non lo conosce? In paese lo conoscono tutti..."
“Ma che mi frega se lo conoscono tutti! Questo stronzo pensa di fare lo scemo con me! Ma io gli faccio ingoiare i denti…”
“Ispettore, guardi che Dionigi non è uno come tutti gli altri… lui non è a posto con la testa… è un minorato... gli altri lo sfottono e lo usano… Sapete che gli fanno fare, ad esempio: uno si mette a un lato della strada con l’estremità di uno spago, e a lui lo fanno mettere dall’altra parte… poi quando passa una macchina gli fanno tirare lo spago e così combinano un guaio… ma lui non capisce quasi niente… e poi lo mandano a provocare le ragazze e finisce che fa a cazzotti con i fidanzati di quelle! Entrano nelle case di notte e a lui lo mettono a fare il palo dicendogli di contare fino a mille fingendo di giocare a nascondino… Poi lo incitano a rubare in casa e gli portano via tutto. Sua madre alla fine è morta d’infarto, lui è rimasto col padre che è anziano; le sorelle si sono sposate e sono andate via, non ha nessun altro…”
“E allora perché ripete sempre quello che gli dico?” “Ma che ne so, fa sempre così… soffre anche di convulsioni… cade in mezzo alla strada…”
La storia di Dionigi ha una rapida evoluzione: processo in breve tempo, richiesta di perizia psichiatrica, condanna a… quanti anni di reclusione? Di proroga in proroga Dionigi si è fatto anziano; o meglio, adesso ha cinquantasette anni e ne dimostra settanta; continua a ripetere l’ultima parola di ogni frase che gli viene detta e vive in un istituto di riabilitazione, che riabilitarlo non può; il cervello ormai è andato quasi completamente, dato che le frequenti crisi convulsive hanno comportato altrettanto frequenti cadute con traumi cranici ed ematomi ripetuti; ogni tanto scambia cazzotti con qualche altro ospite dell’istituto, ma non possiamo dire che lui sia un infelice: vive quietamente la vita senza se, ma e perché; mangia e dorme, lo lavano e lo vestono, ma fa il proprio letto con una precisione che la migliore delle massaie gli invidierebbe e poi liscia le lenzuola un milione di volte; così, anche lui attende - senza consapevolezza? - quella luce infinita che gli darà la vera felicità.

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