Visualizzazioni totali

lunedì 14 ottobre 2013

Cinzia fa una richiesta.

Cinzia ha 24 anni , è alta e molto formosa, veste in modo estremamente appariscente. Oggi indossa due enormi orecchini dorati a forma di foglia, una vistosissima collana dorata fatta di lastre di metallo ravvicinate, un giubbotto di pelle beige, un paio di fuseaux che fanno risaltare le cosce massicce e il sedere grande ma ben fatto.
Il trucco è molto deciso: rossetto color fuoco, matita nera a contornare gli occhi, lunghe ciglia finte.
Gli splendidi occhi castani sbarrati, il viso imbronciato, mi dice che è stufa di essere Maria Maddalena e di parlare con Dio e vedere angeli, diavoli e fantasmi.
Il colloquio che abbiamo verte su questo argomento finchè non le chiedo di far entrare i suoi accompagnatori, cioè i genitori ed il ragazzo, del quale finora mi ha parlato in maniera ambivalente, dicendomi che lo vuole e non lo vuole.
E' un ragazzo che sembra amarla molto ed è disposto a stare con lei a dispetto della sua malattia e di tutte le difficoltà che questa comporta, prima fra tutte la necessità della costante assunzione di una terapia composta di numerosi farmaci.
Alla fine del colloquio, Cinzia chiede nuovamente di restare sola con me per qualche altro minuto. Chiude la porta e si siede nuovamente:
"Dottoressa, io voglio sposarmi;  voglio un figlio. Lo desidero tantissimo. E' il coronamento di una vita. Un matrimonio senza figli che matrimonio è? Posso avere un figlio, io?"

Io? Io? Io chi? Tu o io, Cinzia? Che mi chiedi? I pensieri danzano nel mio cervello nel giro di frazioni di secondo. Tu lo chiedi a me Cinzia, se puoi avere un figlio? Tu sei abboffata di cinquanta medicine diverse che possono creare malformazioni fetali e mi chiedi se puoi avere un figlio? Ma tu con la malattia che hai? E' un desiderio legittimo? Ma come ti permetti di pensare una cosa del genere? Come puoi mettermi in tale difficoltà, che ti debba dire che non lo puoi avere perchè prendi tutti quei farmaci, poi come faresti ad averne cura tu con una malattia così grave? Come ti permetti di provocarmi la voglia di piangere per la tua sorte tristissima, io che so bene cosa vuol dire desiderare di avere un figlio, perchè l'ho desiderato per anni prima che arrivasse, dal momento che non avevo con chi farlo, ma avevo comunque una speranza di arrivarci? E tu invece, che avresti con chi farlo ma non devi non puoi assolutamente perchè genereresti un mostro e poi tu sei malata e forse non guarirai.... che mi chiedi, Cinzia, che mi chiedi, perchè mi fai questo male?
Sì, è un desiderio più che legittimo: è un desiderio sano e forte in una mente malata che in questo momento reclama la vita e il diritto alla prosecuzione di sè. E' un desiderio normale che ha diritto di essere: ed io che diritto ho di ucciderlo, questo desiderio? Fai schifo, dottoressa, fai schifo. Cerca di trovare le parole giuste, trattieni il respiro e non far vedere le lacrime, professionista da strapazzo.

"Senti, Cinzia: io non lo farei, perchè è una situazione molto rischiosa per via dei farmaci che prendi e senza i quali potresti avere una ricaduta del tuo disturbo; ma se tu e il tuo ragazzo fate un progetto di vita insieme e starai meglio e il desiderio è molto forte, dovremo provare a ridurre la terapia al minimo indispensabile e fare tutti i controlli che la situazione richiederà. Perciò adesso credo sia ancora presto per pensarci, hai ancora altri trent'anni circa di tempo, ora cerca di guarire e vedi se con questo ragazzo le cose andranno avanti. A me sembra un bravo ragazzo e che ti voglia bene. E chi lo sa che tu non possa guarire?"

Sorride? Cinzia sorride? Ho trovato la risposta giusta? Mi abbraccia! Dice grazie! E' felice! Non posso crederci. Quasi mi sento male, sudo. Sono abile a mascherare, anni di esercizio... Chiama i suoi, salutano, lei mi abbraccia, mi chiama "il mio angelo". Si congedano tutti sorridenti con grandi strette di mano.
Sono di nuovo sola. Mi siedo e finalmente posso piangere. 
Figlio mio, quanto ti ho desiderato. 


2 commenti:

  1. L'ho trovata tramite net-parade e questo racconto di vita vera mi ha subito rapita. Sono psicologa e lavoro in una comunità per tossicodipendenti, spesso psichiatrici, e nei periodi del racconto in cui Lei dialogava con se stessa ho trovato anche le mie paure quando sono in colloquio con i miei pazienti.
    Grazie di condividerlo qui. Ora La seguo, perché ho voglia di leggere ancora altro :)
    A presto,
    DaNa.

    RispondiElimina